Venerdì 20 e Sabato 21 Novembre 2015 ore 21,00 – Domenica 22 Novembre 2105 ore 16,00
La compagnia Milanese del Teatro della Memoria presenta :
Meneghino servitore del Barone di Birbanza
di CARLO MARIA MAGGI
con Aleardo Caliari, Silvia Gorla, Domitilla Colombo,
Alessandra d’Azzaro, Danilo Ghezzi, Marco Lindi,
Luca Monticelli, Mirton Vaiani
Scenografie originali dipinte su tela di Tamara Damelio
Costumi sartoria Longano
Musiche di scena di Adriano Banchieri, Arcangelo Corelli, G.B. Pergolesi
Regia di Aleardo Caliari
È in questa Commedia farsesca (rappresentata per la prima volta nel 1696) che Carlo Maria Maggi inventa il personaggio di Meneghino, onesto servitore della Domenica (doMenichino=Meneghino), destinato a diventare la maschera di Milano, e lo fa’ parlare in vernacolo milanese infarcito di termini pseudo-toscani ed anche , quando si traveste da Pantalone, in dialetto veneziano. Il servo Tasca, vero protagonista della Commedia, è forse una sorta di zanni Arlecchinesco che si esprime alla maniera dei comici della Commedia dell’Arte in un misto di milanese, veneziano, bergamasco e toscano, dichiarando la sua filosofia: il mondo va’ alla rovescia e chi non sa’ arrangiarsi è un merlo.
I personaggi allegorici della Commedia e della Vanità, della Povertà e dell’Apparenza, della Sincerità e della Prudenza, introducono gli spettatori alle diverse scene.
Nel finale tutti i raggiri vengono a galla ma Meneghino, che ingenuamente crede che gli altri siano tutti buoni e onesti come lui, per non andare in prigione è costretto ad abbandonare Milano, salutando le sue osterie, il Verziere e tutto il popolino minuto e laborioso con il quale ha condiviso gioie e dolori, con uno struggente addio in cui si preannunciano i famosi brindisi di Carlo Porta e il manzoniano addio di Lucia Mondella ai monti sorgivi dalle acque dei Promessi Sposi.
CARLO MARIA MAGGI DALLA COMMEDIA DELL’ARTE ALLA TRAGICOMMEDIA
Nel cosiddetto ”plurilinguismo dialettale” del Maggi, i personaggi hanno ancora molto delle maschere (Arlecchino, Meneghino, Pantalone, Balanzone, Brighella) che parlavano ciascuna nel proprio dialetto d’origine e impiegavano la tecnica della improvvisazione, ma nella tragicommedia del Maggi (che per certi versi anticipa la riforma goldoniana del “Teatro Comico”), l’andamento generale è molto più dinamico, adeguato ai singoli personaggi, nel rispetto dei canoni classici, pur conservando il fine immediato del piacere e di meravigliare il pubblico, senza degenerare nella licenza e nell’espressione grassa e volgare.
NOTE DI REGIA
Nell’assoluto rispetto del testo, soltanto alleggerito di alcune parti secondarie e sfrondato nei monologhi originari, per ragioni attinenti l’esigenza di mantenere entro tempi accettabili i tre atti della Commedia. E’ stato fatto anche l’indispensabile, parziale adattamento linguistico al dialetto moderno, per rendere comprensibili alcuni passaggi che anche a critici e linguisti come Dante Isella e Claudio Beretta, suonavano seicentescamente oscuri. L’intreccio trionfa comunque nella brillantezza dei dialoghi e dei monolghi dei diversi personaggi. E’ stato anche sottolineato il profumo originario di Commedia dell’Arte nobilitata e l’ispirazione prossima al Tartufo di Molière, contenendo gli aspetti moralistici agli intermezzi e ai prologhi. Scene e costumi alla “antica italiana” arricchiscono lo spettacolo e, si spera, contribuiscono ad allietare gli spettatori. Come capostipite teatrale della milanesità il Maggi rivoluziona creativamente l’uso dei diversi dialetti lombardo – veneti, invitando i letterati e i commediografi a pensare a scrivere nella lingua di casa, nobilitando così la lingua del popolo.
BIGLIETTI : POSTO UNICO Intero 15,00 Ridotto € 10